Uno dei parassiti più insidioso e diffuso nel pesce crudo è conosciuto genericamente con il nome di Anisakis.
Senza troppe “parolone tecniche” non sono altro che vermi di 1 o 2 cm che si trovano nella cavità contenente i visceri del pesce.
Quando questo è molto infestato e la sua eviscerazione non avviene in tempi rapidi le larve possono passare nelle carni del pesce.
L’uomo, che può essere un’ospite accidentale di questo parassita, si infesta attraverso il consumo di pesce crudo o poco cotto. In genere Anisakis muore nel nostro apparato digerente senza poter completare il ciclo vitale ma talvolta può causare alcuni problemi gastroenterici come violenti dolori addominali, diarrea, nausea, vomito e, in casi particolarmente gravi, perforazioni dell’intestino e dello stomaco (larva migrans viscerale).
La sintomatologia compare in genere dopo qualche giorno dal consumo del pesce infestato. Le specie ittiche più soggette all’attacco di quest’infestante sono sgombri, acciughe, aringhe, merluzzi, pesce sciabola (spatola).
Come prevenire dunque? Eviscerare prontamente il pesce acquistato, nel caso di specie che per caratteristiche intrinseche vengono vendute ancora con il pacchetto intestinale (es. acciughe, triglie), lavarlo accuratamente e conservarlo in frigorifero per garantirne comunque una conservazione ottimale;
Controllare che non ci siano parassiti quando si pulisce il pesce separando magari su un piano di colore chiaro i visceri ed il pesce così che i parassiti sono più facilmente evidenziabili mantenendo il pesce per mezz’ora a temperatura ambiente (a temperature più alte di quella di refrigerazione il parassita aumenta la motilità ed è più facilemente visibile);
Se si desidera preparare piatti a base di pesce crudo o poco cotto (es. sushi o similari) è necessario congelarlo per almeno 24 ore prima di prepararlo in quanto né il limone né l’aceto impiegati per la marinatura sono in grado di inattivare la larva.
La cottura è in grado di uccidere i nematodi eventualmente presenti nelle carni, che quindi verrebbero accidentalmente ingerite ma senza alcun pericolo per la salute umana;