Il problema della presenza dei metalli negli alimenti, siano essi di origine vegetale che animale, è noto fin dall’antichità ma ha assunto dimensioni di una certa importanza in questi ultimi anni come conseguenza dell’urbanizzazione e soprattutto dell’industrializzazione.

Infatti in passato i problemi legati alla presenza di metalli negli alimenti erano limitati soprattutto a certe aree geografiche nelle quali alcuni di essi erano contenuti in quantità elevata tanto da condizionare, a volte, la vita stessa di certi vegetali, oppure a fenomeni di cessione da parte di contenitori od attrezzature utilizzate per la conservazione o lavorazione di prodotti alimentari.

Questi metalli giungono all’uomo attraverso la catena alimentare. Si può in linea di massima affermare che tanto maggiore sarà la loro presenza nei vegetali e conseguentemente tanto maggiore sarà la loro presenza negli animali che mangiano quei vegetali e quindi nelle derrate alimentari da essi prodotti.

L’ambiente , il terreno e l’acqua rappresentano la fonte primaria di questa specifica forma di contaminazione.

I vari avvelenamenti riportati in letteratura da metalli riconoscono come alimenti vettore quasi esclusivamente i prodotti ittici e vegetali provenienti da ambienti inquinati, quali le acque costiere vicine ad insediamenti industriali , piantagioni di vegetali in prossimità di grandi arterie stradali molto trafficate (soprattutto piombo in quest’ultimo caso) e successivamente a sovradosaggi di antiparassitari vista la diffusa presenza di molti metalli pesanti nei moderni pesticidi.