L’uso di queste sostanze in zootecnia risale ad una cinquantina di anni fa e si può dire che ha coinciso con la produzione su larga scale degli antibiotici.

Queste sostanze non hanno nessun effetto auxinico, cioè promotore della crescita, ne quello di ridurre i consumi dei mangimi, ma agiscono solamente come correttori dell’igiene dell’allevamento eliminando da esso tutte quelle forme morbose aspecifiche.

Senza dubbio l’utilizzazione degli antibiotici in campo zootecnico, cosi come gli additivi alimentari per prodotti destinati all’uomo, presenta svariati inconvenienti legati soprattutto alla caratteristica azione di queste sostanze cosi come alla possibilità di residuare nelle carni. Gli aspetti conseguenti all’utilizzo degli antibiotici sono:

La presenza di antibiotici residui nelle carni può ritardare lo sviluppo dei microrganismi e falsare cosi i risultati degli esami batteriologici ai successivi controlli.

Tutti gli antibiotici, anche se in maniera diversa, sono dotati di proprietà antigene e sono in grado di provocare stati di allergia sia nell’animale che nell’uomo.

Sotto questi aspetti dunque, riveste grande importanza il rispetto dei tempi di interruzione dei trattamenti che ogni specifica legge nazionale prevede, prima della macellazione, onde consentire all’organismo animale la completa eliminazione dei residui dalle carni.

Senza dubbio, l’aspetto più deleterio nell’utilizzo massivo negli allevamenti degli antibiotici è l’induzione di fenomeni di resistenza al principio attivo utilizzato, soprattutto quando vengono usati non a scopo terapeutico e con una certa facilità d’uso.

E’ infatti dimostrato che quando il farmaco viene somministrato a basse dosi, inferiori a quella battericida, si innescano meccanismi di difesa che inducono fenomeni di resistenza. Tutto ciò, porta i microrganismi a rimanere del tutto indifferenti a tale sostanza quando in seguito viene somministrata ad alti dosaggi.

Questo spiega in parte, le cause dei frequenti insuccessi in campo terapeutico di queste sostanze.